Ascolto e aiuto psicologico per genitori separati – MilanoNoiCiSiamo – JONAS
Abbiamo preso contatto con MILANONOICISIAMO, sportello di ascolto psicologico con base sulla città di Milano promosso dallo psicoanalista Massimo Recalcati e l’Unione Buddista Italiana.
Il servizio chiamato JONAS, permette a qualsiasi genitore separato in difficoltà (come lo possono essere i padri separati) di avere dei colloqui con degli psicologi e/o psicoterapeuti per cercare insieme a loro di promuovere un percorso che li porti a chiarimenti, a superare le fasi difficili della separazione e a promuoversi per affrontare la mutata situazione famigliare e di vita al meglio e con i migliori strumenti mentali. Problematiche sicuramente accresciute in questo periodo Covid.
Riguardo i costi di questa proposta (di cui vi invito a visionare le brochure di cui sotto) sono congrui e adeguati alle situazioni economiche di ciascuno. Questa è la proposta che ci fanno e pare di interesse e valore.
” Il progetto è dedicato a utenti con ISEE inferiore a 12.000 euro e a soggetti in difficoltà economica, per svariati motivi a prescindere dall’ISEE. Inviare il proprio ISEE non è obbligatorio e serve semplicemente a noi come enti per monitorare le situazioni economiche degli utenti che accedono. Il primo colloquio gratuito è proprio l’occasione per l’utente di poter portare le proprie difficoltà di carattere psicologico ed economico e valutare insieme all’operatore la tariffa adeguata, che il paziente può sostenere per il percorso di supporto. Si parla sempre di cifre simboliche, che possono comunque essere rivalutate durante il percorso, con un’attenzione particolare ad ogni singolo caso e ad ogni storia personale.”
Per prendere un appuntamento (il primo colloquio è comunque sempre gratuito) basta telefonare al numero: 0255230804 (L/V h. 9/19)
La sede operativa si trova in via Pestalozza 12/14 a Milano.
Allego i due volantini che spiegano nel dettaglio l’iniziativa e che presentano i professionisti a supporto.
Attendiamo feedback alla nostra email info@papaseparatimilano.it da coloro che parteciperanno anche per il solo colloquio gratuito. Condividiamo impressioni ed esperienze.
Di seguito un breve intervento della Dottoressa Silvia Cavalli in seguito
a una nostra sollecitazione/riflessione sulla situazione dei padri separati.
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Rendere il supporto psicologico accessibile a tutti, senza distinzioni né di possibilità economiche, né di età: ecco il cuore del progetto #MILANONOICISIAMO che prende le mosse in questi giorni grazie all’impegno degli psicologi e psicoterapeuti che fanno riferimento allo psicoanalista Massimo Recalcati e alle associazioni a lui legate – Jonas, Telemaco e Gianburrasca, quest’ultima mirata proprio alle problematiche dei più piccoli. Incontri gratuiti, colloqui, sportello di ascolto per genitori e ragazzi e adulti, assistenza psicologica domiciliare: ecco come si declina questo progetto di pronto soccorso psicologico.
Va da sé che la pandemia ha per certi versi cronicizzato e per altri acuito molti disturbi psicologici che si evidenziano nelle forme più diverse, dall’insonnia all’ansia, dagli attacchi di panico al senso di solitudine. E certamente a patire molto sono i bambini e i ragazzi, figli di genitori separati e, per altri versi, gli stessi genitori, soprattutto coloro che sono costretti a restare lontano dai figli per le restrizioni in atto. Ne parliamo con la dottoressa Silvia Cavalli, psicoterapeuta-psicoanalista dell’Associazione Jonas Onlus, ex giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Milano con una esperienza pluriennale di C.T.P e nell’attività clinica orientata alla riduzione della conflittualità nell’ambito di procedimenti di separazione e in controversie tra genitori e figli. La dottoressa Cavalli si fa quindi portavoce di un approccio condiviso anche dalle equipe di Gianburrasca Onlus e di Telemaco di Jonas Milano.
Dottoressa Cavalli, che tipo di ascolto fate con coloro che si trovano in situazioni del genere?
Il colloquio clinico psicologico orientato da un ascolto attento è lo strumento che utilizziamo per accogliere chi porta un disagio. Nello specifico, al fine di comprendere la domanda di chi si rivolge a Jonas, proponiamo dei colloqui di consultazione, indicativamente nel numero di tre o cinque incontri, da svolgersi con psicoterapeuti che hanno maturato un’esperienza nell’ambito della genitorialità. Questa prima tranche di colloqui è volta a individuare sia la singolare contingenza che spinge ad una richiesta di aiuto, sia le motivazioni e le componenti psicologiche implicate, in modo da acquisire gli elementi necessari per orientare la persona al percorso più idoneo.
Che tipo di strategia avete per fornire strumenti di resilienza?
L’approccio che orienta la pratica in Jonas è di tipo psicoanalitico; a partire da questa metodologia potremmo dire che nell’ambito di un percorso di terapia, o di supporto psicologico, si producono effetti di resilienza in funzione di una progressiva messa in luce e presa di consapevolezza dei fattori connessi al disagio e alla propria particolare esperienza. Questo approccio consente di avviare un processo di cambiamento e di responsabilizzazione teso ha modificare e o a stabilire un nuovo modo di rapportarsi del soggetto con ciò che gli procura sofferenza, sia esso di origine esterna o interna. Un percorso di supporto psicologico orientato psicoanaliticamente offre al soggetto l’opportunità di incontrare la verità del proprio desiderio, con effetti di valorizzazione delle singolari attitudini e dei personali talenti che ne caratterizzano la personalità. Questo tipo di esperienza può creare la condizione per attivare un rinnovato approccio al proprio progetto di vita, nonché un nuovo slancio volto anche al superamento delle avversità.
Che tipo di approccio avete per accompagnare le persone verso una attenuazione del conflitto e un recupero del dialogo con l’”altra” parte?
In modo schematico potremmo dire che se c’è degenerazione del conflitto tra genitori, non c’è separazione, questo significa che la separazione può aver trovato sì il modo di definirsi, di configurarsi dal punto di vista giuridico, dei contesti abitativi, della spartizione dei beni, dell’alternanza nella permanenza dei figli da un genitore all’altro, ma non ha avuto luogo dal punto di vista del processo simbolico che necessariamente deve sostenerla. In questa direzione, il persistere di un mancato riconoscimento delle ragioni che animano il conflitto tende a produrre violenza, rottura e degenerazione dei legami. Al contrario quando il conflitto è riconosciuto e assunto criticamente può diventare un motore di trasformazione e di cambiamento.
Uno spazio di supporto alla genitorialità deve poter innanzi tutto creare le condizioni per avviare un percorso in cui vengano riconosciute le motivazioni che hanno innescato la conflittualità. Quando c’è alta conflittualità tra genitori separati, riprendendo il concetto poc’anzi esposto, significa che quanto doveva accadere sul versante psicologico mediante l’elaborazione di sentimenti connessi alla perdita, al fallimento, allo smarrimento che una separazione di coppia può comportare e che per molti aspetti richiama l’esperienza del lutto, è stato sostituito da un attività contraria, caratterizzata da rabbia, ostilità, rivendicazioni, accuse, esclusione. Si tratta dunque di riavviare il processo, a partire dalla “fase” che si è inceppata, in breve, favorendo un’effettiva elaborazione della separazione di fatto avvenuta ma non elaborata. In sintesi, questa operazione va nella direzione di produrre una riduzione della conflittualità nella coppia genitoriale garantendo il prosieguo del lavoro parentale, ripristinando una comunicazione funzionale tra le parti. Il riconoscimento dell’altro genitore, delle sue differenze e delle sue peculiarità, come è noto è un principio cardinale della bigenitorialità che si basa sostanzialmente sul diritto del minore a mantenere rapporti con entrambi i genitori da cui ne consegue il dovere dei genitori a consentire che questo accada. Rispetto a quanto descritto, dal punto di vista dell’operatività clinica, in Jonas sono previsti sia percorsi individuali che interventi di supporto alla genitorialità e di riduzione della conflittualità mediante incontri congiunti tra le parti, una particolare attenzione è inoltre rivolta a rilevare e accogliere eventuali manifestazioni di malessere a carico dei figli coinvolti, non di rado, in dinamiche dolorose e traumatizzanti.
Che tipo di discorso portate avanti relativamente al cammino futuro per queste persone che sono forzatamente tenute lontane dai propri figli, spesso solo per una pedissequa equazione giuridica che tende a schiacciarli?
L’evento separazione, rischia di mettere in pericolo un insieme di relazioni e di ruoli stabiliti, e spesso risulta difficile il ripristino degli equilibri. Ogni transizione è in questo senso un passaggio da una condizione data ad una condizione nuova che presenta ai familiari la necessità di rielaborare le relazioni e di dare loro nuovi significati alla luce delle mutate condizioni. Appare evidente il collegamento nella trasformazione del ruolo di padre, che con l’evento separazione si trova a far fronte ad innumerevoli cambiamenti nella forma e nella sostanza, dall’impatto spesso significativo anche a discapito del proprio sostentamento con ricadute drammatiche sulla qualità della vita complessiva. In alcuni casi il mantenimento della cogenitorialità è messo a rischio fin dai primi momenti in cui la coppia decide di separarsi, il conflitto coniugale spesso si riflette sulla funzione genitoriale compromettendola, e i figli si trovano ad essere triangolati in giochi di potere e di vendetta. Come dichiarava Freud il compito dei genitori è sempre un compito impossibile. Significa che ciascun genitore è chiamato ad assumere il proprio ruolo a partire dalla propria insufficienza, esponendosi al rischio dell’errore e del fallimento, ritengo questo un insegnamento prezioso e sempre attuale. Quale aiuto può orientare un genitore sofferente, disorientato, un padre allontanato? Se non riuscire a “trattare” questo impossibile provando a tenere insieme la Legge, il senso del limite, e il desiderio ovvero la possibilità di avere una passione, un progetto, preservando l’amore per i propri figli al di la delle avversità presenti.
Quali strumenti psicologici siete in grado di attivare per dare inizio a un cammino mentale di “risalita” verso la socialità e il recupero dei rapporti relazionali con il mondo a volte ostile e lontano?
Come scrive lo psicoanalista Massimo Recalcati quando accade che dei genitori si separino è essenziale pensare che la funzione genitoriale trascende la fine di quell’amore. Nel sacrificio non c’è mai bene, non c’è mai gioia, il sacrificio mortifica la vita. In questo senso i figli di genitori separati hanno bisogno di genitori capaci di dare testimonianza di un’esperienza vitale della propria esistenza non segnata dal peso di un sacrificio senza speranza. Un padre ferito, è tenuto per il proprio bene e per quello dei suoi figli a dare una testimonianza di come si sta al mondo con responsabilità dimostrando che la vita può avere un senso ed essere vissuta con soddisfazione. In questa prospettiva un percorso di psicoterapia o di supporto alla genitorialità possono rappresentare per chi è sofferente, l’occasione per riconnettersi al filo di quel sentimento che lega alla vita, ritrovando il desiderio di stare al mondo con creatività e progettualità.
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